INDIPENDENTEMENTE » Recensione: "Il Gatto di Chagall" di Salvatore Spampinato

INDIPENDENTEMENTE » Recensione: "Il Gatto di Chagall" di Salvatore Spampinato
Buon venerdì, Petrichors!
Si apre oggi una nuova rubrica/non rubrica, Indipendentemente, che vi porterà nel mondo dell’editoria indipendente italiana. Ci sono tantissime piccole e medie realtà che meritano di essere conosciute e tenterò di parlarvi di loro ogni mese attraverso, come è facile immaginarlo, i loro libri. Inoltre, troverete da ora in poi una piccola sezione ad hoc nel blog dove saranno presenti le recensioni e gli altri appuntamenti.
Partiamo con una piccola casa editrice torinese, la Edizioni SuiGeneris, e uno dei libri del suo catalogo “Il Gatto di Chagall” di Salvatore Spampinato.

 

Titolo: Il Gatto di Chagall
Autore: Salvatore Spampinato
Lingua: Italiano
Genere: Surreale
Casa Editrice: Edizioni SuiGeneris
Goodreads – Libro Co.Amazon

Il gatto di Chagall è la constatazione che, oltre i vetri della finestra del reale, esiste un mondo rivoluzionario che ha con sé la forza della libertà e della finzione. Gatto, protagonista del libro, è un impiegato in banca che, in un giorno qualunque, sprofonda nella percezione di un mondo deformato, in cui il ricordo e il futuro si agitano e tutto si presenta come la maschera delle nostre fragilità. Il romanzo di Salvatore Spampinato scardina le resistenze della vita di ognuno di noi per tentare di aprire un varco oltre la nebbia della routine, dicendoci che per farlo non serve altro che perdere, di tanto in tanto, la testa o gli occhi.

LA CASA EDITRICE – EDIZIONI SUIGENERIS

Nata nel 2014 a Torino, SuiGeneris è una casa editrice indipendente che si occupa di letteratura d’avanguardia, filosofia, teatro, umorismo e satira. Al momento ha tre collane: Ciampa e la corda pazza; Clerici e il Minotauro e Pierre Dumayet.

 

RECENSIONE

Chi sono poi i matti? Si disse. Non altro forse che superuomini sbilenchi, ipermetropi che riescono a vedere ciò che l’occhio sano non vede: hanno superocchi malati, superuditi, supermani e superpiedi per afferrare il tempo e correre più veloci della luce. Forse per questo fanno paura, i matti, perché fa paura quelli che possono scoprire.

 

Un giorno, Gatto, dipendente di banca, vede improvvisamente il mondo con occhi diversi. Tutto ciò che lo circonda diventa luci e colori mai visti, la realtà viene distorta tanto da sembrargli che mille e più città possano coesistere in quella in cui abita. Pensa di essere diventato matto, affetto da sinestesia, ma in realtà dietro la sua perdita di memoria e la sua distorsione del mondo c’è una spiegazione. La sua ricerca di una spiegazione in un universo surreale, dove il vento ha un colore o gli occhi si possono letteralmente perdere per strada, fa incrociare il suo cammino con Dresda, una donna che scopre presto essere qualcuno molto importante per lui. Ma la verità si cela nel tessuto stesso della sua realtà e Gatto dovrà venire a patti con la sua vita e con ciò che lo circonda.

Dal mio profilo Instagram

“Il Gatto di Chagall” è un viaggio surreale in un universo simile al nostro comandato dal potere e dal denaro. Dietro la storia di Gatto, si nasconde una critica alla società odierna, spinta dal profitto, ma anche un profondo amore per la forza delle parole. Come spiega lo stesso protagonista all’interno del libro, usare citazioni diventa un détournement, un’appropriazione indebita, che permette di creare qualcosa di nuovo da frasi o immagini che già hanno vita propria. Così la letteratura sembra essere l’unica via di salvezza e l’unico modo per poter esprimere ciò che si prova.

Di Gatto ho apprezzato molto la personalità: non è il protagonista succube delle vicende che lo riguardano, ma si lascia trasportare da questa realtà surreale cercando comunque una via d’uscita. Agisce e ci fa riflettere su quello che ci circonda, mentre si adatta a ciò che gli capita e ai ricordi che gli tornano in mente. La sua vita è fatta di poche certezze: gli amici, il bar in cui lavora Dresda, la banca. E quest’ultima è il centro della sua esistenza che da monotona diventa imprevedibile. Ogni personaggio, come è facile intuire, ha un nome che rimanda a qualcos’altro. Il Gatto, Dresda, Lima, l’amico Fedele, Paguro e persino il Dottor Alfa, tutti riferimenti alla loro personalità o ad associazioni specifiche date dal protagonista, che d’altronde si definisce proprio un gatto.

Uno dei punti di forza del romanzo è sicuramente lo stile dell’autore. Salvatore Spampinato riesce con abilità e un linguaggio molto ricco a ricreare immagini degne di un quadro surrealista. E non è decisamente un caso che proprio Chagall è presente nel titolo richiamando anche uno dei suoi soggetti più famosi, il gatto per l’appunto. Molto intensi sono alcuni dialoghi, mentre la storia si dipana e veniamo, insieme a Gatto, a conoscenza del suo passato. Forse non sempre la scrittura scorre a dovere, per l’insieme di informazioni che contiene, ma ogni frase ha un suo significato denso e da recepire ben chiaro. Tornano a vivere anche le parole di grandi autori. C’è Calderón de la Barca con la sua “La vida es sueño”, Nazim Hikmet e le sue poesie d’amore, ma anche tanti altri. I loro scritti fanno eco alla storia di Gatto e alle sue riflessioni sulla vita. Così che la letteratura non sia solo scritta e da leggere, ma punto da cui far partire nuove elaborazioni scritte o solo mentali.

Forse l’unico neo, ma più per via di ciò che è nelle mie corde, è il finale o meglio l’intreccio stesso della storia. Proprio perché surreale, la storia scorre via senza una reale conclusione. Si lascia al lettore la possibilità di aprire gli occhi sul mondo, come ha fatto Gatto, e si danno gli strumenti per farlo, lasciando che l’esperienza continui e che il libro non sia altro che un nuovo punto di partenza per altri ragionamenti successivi. Insomma, si lascia che il lettore si appropri delle parole e crei la sua storia, lasciando da parte quella di Gatto che è pura finzione.

RIEPILOGANDO…

PRO
CONTRO
  • Stile dell’autore
  • Protagonista che non si arrende di fronte alle avversità
  • Surreale sia nella trama che nello stile
  • Citazioni di autori sempre calzanti
  • Manca una vera conclusione per i miei gusti

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