INDIPENDENTEMENTE » Recensione: "La bella burocrate" di Helen Phillips

INDIPENDENTEMENTE » Recensione: "La bella burocrate" di Helen Phillips
Buon venerdì, Petrichors!
Siamo in piena estate e, come sanno coloro che mi seguono negli altri social, sono tornata nella caldissima Sicilia. In questi mesi ho partecipato a tantissimi eventi letterari, ho comprato numerosi libri e ho letto forse non quanto avrei voluto. Ma, come ogni vero amante dei libri, so che non è la quantità quanto la qualità che davvero conta e proprio oggi voglio parlarvi di qualità e storie da scoprire.
Parliamo, infatti, di una casa editrice indipendente che mi è ormai cara e di un romanzo distopico, “La bella burocrate” di Helen Philips, che mi ha accompagnata abilmente in questo periodo di cambiamento della mia vita. 

 

Titolo: La bella burocrate
Autore: Helen Phillips
Traduttore: Cristina Pascotto
Lingua: Italiano
Genere: Distopia, Thriller
Casa Editrice: Safarà Editore
Goodreads – Sito della casa editrice

In un edificio privo di finestre in un remoto quartiere di un’immensa città, la nuova assunta Josephine immette una serie infinita di numeri in un programma conosciuto solo come Database. Mentre i giorni si inanellano l’uno all’altro insieme alle pile di indecifrabili documenti, Josephine sente nascere dentro di sé un’inquietudine sempre più sottile e penetrante. Dopo l’inspiegabile sparizione di suo marito, in un crescendo vertiginoso Josephine scoprirà che la sua paura, divenuta oramai terrore, era pienamente giustificata.

LA CASA EDITRICE – SAFARÀ EDITORE

Safarà Editore è una casa editrice indipendente dedicata alla pubblicazione di opere di narrativa e saggistica che spaziano negli ambiti letterari e disciplinari più diversi, perché lo spirito che la anima è la volontà di mostrare le interconnessioni esistenti tra tutti i rami e le molte vite dell’arte della scrittura.
Fondata da Guido Giuseppe Pascotto, dal 1° gennaio 2016 è nata una nuova casa editrice: Safarà Editore ha cambiato volto inaugurando, con l’arrivo di nuovi soci, un nuovo team, nuove collane e un’inedita veste grafica, un’epoca completamente nuova nella sua avventura nel mondo dell’editoria.
La redazione si è arricchita di inediti progetti editoriali e preziosi collaboratori, portando venti di rinnovamento in ogni aspetto della sua realtà poliedrica, che si rispecchiano nella progettazione del taglio obliquo del manufatto. Questo atto di cesura rispetto al passato e alla tradizione manifesta, in una rivoluzionaria rivisitazione del classico design del libro, la nostra volontà di pubblicare opere trasversali, oblique; è un segno distintivo che diverrà sempre più caratteristico, e che rende il libro in armonia con la nostra volontà di pubblicare libri traversali, imprevedibili. Un libro obliquo, che fuoriesce dagli schemi conosciuti e ci pone di fronte a inedite prospettive.

 

RECENSIONE

La persona che la intervistò non aveva la faccia. In altre circostanze – se il mercato del lavoro non fosse stato così squallido da così tanto tempo, se l’estate non fosse stata così cupa e afosa – questo avrebbe potuto scoraggiare Josephine dall’attraversare la porta di quell’ufficio fin dal primo momento. Ma per come stavano le cose il suo primo pensiero fu: oh, perfetto, l’aspetto dell’intervistatore probabilmente ha scoraggiato gli altri candidati!

Ad Helen Phillips sono bastate queste poche righe per avere la mia più completa attenzione. Un colloquio di lavoro, le ansie di un mercato saturo e un’estate davvero tanto afosa hanno reso immediatamente me e Josephine degli esseri simili, quasi affini. Eppure non potrei essere più diversa dalla bella (e futura) burocrate, protagonista del romanzo. Josephine, infatti, è una donna sposata che si è trasferita da un indefinito hinterland nella grande città senza nome che fa da sfondo alla sua storia. Tutto per trovare la stabilità economica e metter su famiglia con il marito Joseph, appena assunto anche lui. I mesi passano e mentre la sua vita professionale procede a ritmi serrati, provocando in lei quasi un’ossessione nei confronti dei numeri e del mistero del Database, quella sentimentale si logora ogni giorno di più. Cambiata per sempre, Josephine scoprirà in fretta che dietro il suo semplice lavoro si cela una terribile verità.

“La bella burocrate” è un libro trasversale e multigenere, a metà tra la distopia in pieno stile Black Mirror e un thriller dalle tinte fosche. La sua potenza sta in uno stile scorrevole ma mai banale, in grado di colpire per la ricerca linguistica e la trama non scontata.
Chiudendo questo libro ho pensato una sola cosa: è così che una distopia andrebbe scritta. Perché se pensiamo davvero al significato di utopia, il non luogo per eccellenza, allora la distopia dovrebbe essere un luogo che non esiste in senso completamente negativo. Ed è così per la realtà di Josephine. Se non ci fosse davvero un solo minuscolo riferimento a Londra questa storia sarebbe potuta esistere in qualsiasi universo, mondo e realtà immaginata. Josephine vive la nostra realtà, forse ancora più di quanto la viviamo noi, ma in fondo la nostra Terra e la sua non coincidono alla perfezione. Il Database non è quello di una grande azienda americana come Facebook, eppure in un mondo di dati rubati viene quasi da pensare che lo sia. Così il dubbio ci attanaglia fino alla fine del romanzo, quando scopriremo finalmente cosa si nasconde dietro questo misterioso ‘mostro’ che si nutre di numeri e lettere.
L’autrice è molto abile nel descrivere la percezione della realtà che cambia per la protagonista. ll suo mutamento nel pensiero, in particolare nel collegare eventi e numeri, è una diretta conseguenza del suo lavoro con il Database. Così improvvisamente tutto viene schematizzato, ma viene anche distorto, giocando con la realtà e le parole in un miscuglio pericoloso. Josephine diventa una vera narratrice inaffidabile in grado di sorprenderci e di confonderci. Siamo con lei nelle lunghe giornate di lavoro, ci stropicciamo gli occhi rossi sui codici e immaginiamo oscure presenze in felpa che ci inseguono. Inizio della pazzia? No, piuttosto della realizzazione che c’è altro oltre la realtà che conosce.

Non dirò molto sul finale, per non svelarvi sorprese inattese, ma segnalo che si tratta di un finale aperto. Eppure l’ho trovata una “chiusura” consona con il libro. Non bisogna aspettarsi di trovare nelle duecento pagine della Phillips un cerchio che si chiude, perché è tutto un divenire infinito, a perdita d’occhio. È proprio la fine a rendere la storia di Josephine ancora più incisiva e a trasformare “La bella burocrate” in una storia da ricordare.

VESTE GRAFICA

Sento di dover fare un paragrafo a parte solo per la veste grafica di questo volume (e dell’intera casa editrice). La Safarà si distingue per una impaginazione diversa rispetto al solito e un bellissimo taglio obliquo. Sappiate che se volete il libro nell’edizione obliqua, però, dovete ordinarlo sul loro sito, comprarlo nelle fiere o nelle librerie di fiducia che la possiedono. In caso contrario riceverete/troverete solo la versione normale, con il taglio solito della brossura.

 

RIEPILOGANDO…

PRO
CONTRO
  • Trama interessante
  • Mistero inquietante
  • Stile scorrevole e particolare
  • Veste grafica accattivante
  • Finale aperto, anche se in realtà non è un vero contro.
  • Non sempre mi sono piaciuti i personaggi.

Voto: 

Comments

comments

Leave a reply